Arrivo in largo anticipo rispetto alla partenza prevista per le 10:00 per cui svolgo con tutta calma la pratica dell'iscrizione; scopro con piacere che il pacco gara è costituito da una doccia solare (della Ferrino per giunta), oggetto che avevo già meditato di acquistare per sopperire alla frequente mancanza di docce dopo le corse cui partecipo.
Una volta lasciato il pacco gara in auto ed indossato il pettorale mi incammino lungo la via del ritorno in cerca di una zona in cui ci sia campo per il cellulare ma senza fortuna.
A circa 20 minuti dal via prendo un integratore specifico per le salite (non l'ho mai provato ma mi sembra l'occasione giusta per testarlo) e comincio il riscaldamento lungo quella che so essere la parte finale del tracciato.
Appena veniamo radunati per la partenza scopro che il percorso è esattamente al contrario rispetto all'anno prima; dietro l'arco gonfiabile inoltre, oltre ai partecipanti alla competitiva di 16 km, ci sono anche quelli delle non competitive di 5 e 10 km per cui il gruppo iniziale è bello numeroso.
Dopo il countdown si parte quindi tutti insieme per raggiungere in breve un'assolata strada bianca dove, dopo circa 1 km, si arriva già al bivio tra gara competitiva e non.
Dopo un altro km si lascia la strada bianca per svoltare a destra e guadagnare quindi il bosco: comincia qui la prima salita del percorso e fortunatamente è riparata dall'ombra degli alberi.
Per il momento sono fresco e sto bene ma alterno comunque la corsa alla camminata, specie nei tratti più impegnativi; arrivo così al primo ristoro e tiro dritto su per la successiva salita forte della mia scorta personale di acqua.
Raggiunta la prima vetta si scende per una discesa veloce ma decisamente impegnativa; allungo il passo ma sto in allerta per evitare qualche rovinosa caduta; in questo tratto più congeniale alle mie doti riesco a superare più di un corridore e a raggiungere un gruppetto che mi aveva staccato inizialmente di diverse centinaia di metri.
Dopo il primo tratto la pendenza si addolcisce finché non raggiungiamo il fondovalle e piano piano ricominciamo a salire; stavolta sento l'affaticamento sulle gambe per cui rallento l'andatura e quando la pendenza si fa più decisa comincio a soffrire veramente; non solo le gambe ma anche i fianchi mi fanno male e la mia andatura si fa più lenta e affaticata.
Continuo comunque a salire ma vengo ripetutamente superato; sono a tal punto visibilmente sofferente che un altro corridore dopo avermi affiancato mi rivolge la parola con un motto che scoprirò poi essere del famoso ultramaratoneta Dean Karnazes: "Corri quando puoi, cammina quando devi, striscia se serve"; io gli rispondo con un non troppo ironico: "Mi sa che sono già al terzo stadio!" e poi continuo nella mia camminata verso il secondo ristoro che comncio ad intravedere al termine della salita.
In virtù della mia stanchezza prima di raggiungerlo prendo degli zuccheri e finisco ciò che rimane nelle mie due borracce; al ristoro comunque bevo ancora e le riempio nuovamente.
Continuo lungo il percorso fino ad arrivare alla seconda grande salita del percorso e stavolta sono veramente provato; la pendenza è molto impegnativa ed il fondo sassoso per cui arranco faticosamente con la testa ciondoloni e le mani sulle ginocchia.
A tratti alzo la testa per vedere quanto manca alla vetta ma sembra sempre lontanissima; man mano che salgo però il panorama intorno è sempre più ampio e suggestivo ed è propria la voglia di arrivare in cima che mi spinge a non mollare.
Quando infine raggiungo la vetta del monte la splendida vista mi ripaga ampiamente di tutto lo sforzo fatto per conquistarla: per alcuni secondi la fatica sparisce e gli occhi cercano di catturare ogni dettaglio del maestoso paesaggio su tutta la valle circostante.
Dopo un piccolo tratto in leggera salita e poi in piano la pendenza negativa si fa molto più marcata e comincia un'altra impegnativa e lunga discesa verso valle resa più ardua dai numerosi sassi presenti sul cammino; al termine ci attende l'ultimo ristoro: anche qui mi rifocillo e poi continuo lungo una strada immersa nel bosco dove incontriamo numerosi camminatori che immagino partecipino alle gare non competitive.
Mi illudo che da qui in avanti non ci saranno più salite ma vengo ben presto smentito; anche se non molto impegnativa ce n'è un'altra che, a questo punto della gara, è comunque difficile da affrontare. A seguire c'è un'altra discesa sassosa ed impegnativa ed infine un morbido declivio fino a valle.
Anche se stanco ed affaticato mi riprometto di provare ad aumentare un po' il passo nell'ultimo tratto per cui al km 15 alzo un po' il mio ritmo e riesco a superare un paio di corridori; mi rendo presto conto però che ho giocato troppo d'anticipo: in breve il mio spunto perde di efficacia e la fatica mi assale di nuovo per cui rallento inevitabilmente.
Provo ad allungare il passo ma le mie gambe sono pesanti e doloranti; mi sento come una macchina ingolfata: vorrei andare più veloce ma il mio motore non ne vuole sapere di aumentare i giri.
Proprio quando siamo in vista del traguardo una ragazza che avevo superato poco prima mi dimostra di essere ben più fresca di me superandomi negli ultimi 100 metri di percorso con un passo deciso e passando l'arco di arrivo con qualche metro di distacco da me.
Rimugino quindi tra me e me che, visti i precedenti nelle ultime gare, ormai quella di cedere il passo (mio malgrado) alle donne nell'ultimo tratto di gara è diventata quasi un'abitudine... poco male ma devo sicuramente migliorare la mia resistenza sui tragitti più lunghi...
Appena arrivato rifiato un po' per poi fare il pieno di liquidi: come al solito tracanno acqua, tè e sali minerali; poi concludo con un paio di fette di cocomero.
Quando mi sono rifocillato a sufficienza consegno il pettorale e mi dirigo verso l'auto per tornare a casa; già mi domando per quanti giorni risentirò sulle gambe della salita accumulata oggi ma comunque anche stavolta ne è valsa la pena!