Dato che la Spartan Race non è una semplice corsa ma piuttosto una Mud Run non è facile raccontarla a parole senza finire in un mero elenco degli ostacoli oltrepassati lungo il percorso; di seguito quindi proverò a farvela rivivere da protagonisti con la speranza di trasmettere un po' dello spirito di questa gara. I motivi che spingono le migliaia di partecipanti a cimentarsi in questa impresa sono i più disparati: la voglia di saggiare i propri limiti, il desiderio di dire "Ce l'ho fatta!", la volontà di condividere un'avventura con i propri amici, ... in ogni caso quest'anno questa gara ha attirato nel piccolo paese viterbese oltre 7500 persone da tutto il mondo!
Ho già partecipato l'anno scorso sempre alla Super per cui ho una mezza idea di quello che ci attenderà oggi ma, come recita lo slogan della Spartan Race: "You'll know at the finish line", nel senso che non è possibile sapere in anticipo il percorso e gli ostacoli ma li si scoprirà solo al termine della gara; il mio obiettivo è comunque migliorare il tempo fatto segnare nel 2016 di circa 2 ore e 20... purtroppo scoprirò che sarà un'impresa del tutto impossibile!
Raggiunta la zona iscrizioni io ed i miei compagni consegnamo il pass per la gara e ci viene dato il chip da posizionare sulla scarpa per il timing, una fascetta col nostro numero da tenere in testa ed un bracciale di carta che ci darà diritto poi ad una birra gratis presso gli stand.
Subito dopo ci prepariamo e raggiungiamo lo start; come di consueto in questa gara si comincia con gli ostacoli ancora prima di iniziare: per accedere all'area di partenza infatti bisogna subito scavalcare un muro di legno.
Una volta dall'altra parte lo speaker ci intrattiene per qualche minuto dopo di che, al ritmo di "Highway to Hell" fa partire il countdown che da il via alla gara.
A dispetto della musica dei Metallica che ci dà la carica la partenza è molto più soft rispetto all'anno scorso in cui dopo poche decine di metri ci si tuffava subito in una pozza di fango; quest'anno invece percorriamo ad un'andatura blanda diverse centinaia di metri prima di arrivare al primo "ostacolo": una salita ripida e vertiginosa facilitata dalla presenza di pali d legno che rendono più agevole l'arrampicata.
Una volta terminata la salita dopo alcune decine di metri ci attendono 4 palizzate da superare in sequenza, due scavalcandole e due passandoci sotto: niente di impegnativo per ora per cui proseguiamo oltre senza troppi indugi.
Dopo essere passati sotto la vicina autostrada facciamo un'ampia curva per poi ritrovarci accanto ad un vigneto: lo costeggiamo tutto passando oltre e ritrovandoci quindi di fronte ad una serie di dossi fangosi che finiscono con delle pozze di fango: è giunto il momento di sporcarsi le mani nel vero senso del termine! Scoprirò solo il giorno dopo che in questa fase ho macchiato la custodia della mia cam facendo si che tutte riprese da qui in poi riportino una bella macchia di fango che compromette un po' la visibilità...
Dopo alcune centinaia di metri altro wall jump ma stavolta rispetto ai precedenti c'è una diifficoltà in più: è alto più di 2 metri e quindi chi come me non è un gigante è costretto a farsi aiutare da qualche altro partecipante per una piccola spinta iniziale; una volta afferrata la sommità con le mani con uno sforzo sono a cavalcioni sul muro dopo di che mi lascio scivolare con calma dall'altra parte.
Appena siamo tutti oltre l'ostacolo riprendiamo la nostra corsa attraversando nuovamente la strada grazie ad un piccolo tunnel sotteraneo ed ecco che ci troviamo di fronte una parete inclinata, bagnata, da oltrepassare con l'ausilio di apposite corde: la salita, avendo l'accortezza di tenere le gambe perpendicolari alla parete stessa, non è troppo difficoltosa per cui archiviamo anche questa pratica piuttosto velocemente e ci dirigiamo correndo verso il centro storico del paese.
L'ingresso in paese non avviene come l'anno scorso dalla Porta di Santo Cesareo ma anzi si aggira la rupe da sinistra dopo aver oltrepassato due ostacoli: una parete di legno con pendenza negativa (che sembra impossibile da oltrepassare ma che grazie agli appositi appigli è piuttosto agevole da scavalcare) ed una parete di corda che dal parcheggio permette di accedere alla salita che porta alla piazza di Orte. A questa non accediamo però dalla strada pincipale ma attraverso alcuni vicoletti del centro storico: una volta arrivati nella piazza principale, come l'anno scorso, ci attende la temuta Rope Climb: il problema più grosso è sempre nel fatto che le corde sono rese scivolose dal fango dei partecipanti precedenti; io fortunatamente, grazie ad un buon grip sulle mani, riesco a raggiungere la campana posta in cima e me la sbrigo piuttosto velocemente...
Dalla piazza iniziamo quindi la discesa che ci porta ad incrociare gli altri partecipanti che stanno invece salendo dopo di che passiamo sotto al ponte per poi risalire dalla parte opposta con delle corde: percorriamo quindi il ponte stesso per poi ricalarci nuovamente di sotto dalla parte opposta del fiume e ricominciare la nostra corsa verso il prossimo ostacolo. Dopo un'altra palizzata da scavalcare ci attendono un paio di prove di forza: prima trascinare un mucchio di pietre, poi un mattone piuttosto pesante; questa prova avviene nel vigneto che avevamo precedentemente costeggiato dopo di che avviene il primo passaggio nelle gelide acque del vicino fosso.
Una volta usciti dal fosso ci cimentiamo nel lancio del giavellotto e qui io come pure i miei compagni non riusciamo nell'obiettivo di infilzarlo nel paglione che abbiamo di fronte e quindi siamo puniti con una serie di burpees. Li eseguiamo nell'apposita area insieme agli altri partecipanti penalizzati come noi e quindi ripartiamo di corsa lungo il percorso.
A causa delle continue pause legate agli ostacoli fraternizziamo con altri partecipanti ed a tratti ci stuzzichiamo con reciproci sfottò ma tutto avviene in amicizia e con grande sportività; è una delle caratteristiche che preferisco di questa gara: la fatica aiuta a sentirsi tutti uniti e capita quindi di scambiare battute o aiutarsi a vicenda in un'atmosfera di grande fair play.
Nonostante i minuti scorrano via velocemente i km percorsi ci dicono che c'è ancora una gran parte del percorso che ci attende: di lì a poco infatti raggiungiamo il bivio che separa i partecipanti alla Sprint da quelli della Super. I primi svoltano a sinistra mentre noi cominciamo una lunga ascesa per le campagne ortane che ci porterà ad allontanarci molto dalla zona di partenza.
Gli ostacoli che affrontiamo sono i più disparati e tra l'uno e l'altro ci sono sempre diverse centinaia di metri da percorrere in mezzo alla campagna: carichiamo secchi pieni di sassi per portarli con noi lungo un pezzo di circuito, scavalchiamo muri fatti di corda, solleviamo pneumatici attaccati a delle corde e sfere di pietra, ci arrampichiamo su pareti come free climber, portiamo ciocchi di legno e pesanti catene sulle spalle come boscaioli, ... ogni prova ci debilita un po' di più e rende più faticosa la nostra corsa.
Rispetto all'anno scorso noto che sono aumentate le prove di pura forza ed alcune di queste sono anche piuttosto lunghe perché portare con sé un peso considerevole lungo un piccolo circuito sicuramente non è impresa impossibile ma non è neppure una cosa veloce da fare: comincio quindi a guardare perplesso il tempo segnato dal mio Garmin maturando pian piano la convinzione che battere il mio stesso tempo dell'anno precedente sarà un'utopia...
Quando il centro storico di Orte comincia ad essere un gruppo di case che si staglia lontano all'orizzonte cominciamo la discesa che ci riavvicina lentamente al luogo di partenza; prima però ci attendono altri passaggi in mezzo alle acque gelate del fosso: uno letteralmente sdraiati nel fosso con il filo spinato che incombe sopra di noi ed un altro in cui si attraversa una profonda pozza dalla quale usciamo tutti intirizziti ed infreddoliti.
Questo passaggio costituisce un po' un collo di bottiglia però il tempo perso in questa fase permette comunque di fare due risate con gli altri partecipanti in merito al sadismo degli organizzatori...
Il tempo scorre via impietoso ed ormai siamo intorno alle 2 ore ed ancora ben distanti dall'arrivo: il traguardo che mi ero prefissato inizialmente è quindi ufficialmente sfumato... non me ne dispiaccio più di tanto perché comunque mi rendo conto che il percorso è ben più ostico e sicuramente anche i tempi medi per completarlo saranno ben più lunghi rispetto al 2016...
Tra un ostacolo e l'altro mi ritrovo al cospetto di una delle mie bestie nere dello scorso anno: la temuta Slackline che l'anno scorso avevo cannato praticamente senza nemmeno provarla essendo caduto appena salito; stavolta, memore del mio passato fallimento, cambio tattica e la affronto di slancio confidando nel fatto che è piuttosto corta... faccio due passi di corsa e con il terzo conto di arrivare dall'altra parte: peccato che perdo l'equilibrio e mi esibisco in un carpiato con capriola finale tra l'ilarità generale! Il mio pensiero però è solo uno per cui rivolgo il mio sguardo alla ragazza che assegna la penalità dei burpees ma mi congeda facendomi capire che, nonstante il capitombolo, ho comunque superato l'ostacolo; non riesco a trattenere l'esultanza per aver scampato una nuova serie di faticosi piegamenti alzando le braccia al cielo in un urlo liberatorio e poi attendo i miei compagni per proseguire.
Siamo ormai nei pressi della zona artigianale dove si trova l'ultima parte del circuito per cui comincio a pensare che a breve usciremo dal bosco per entrarvi; prima di farlo però ci attende un'altra prova di forza: caricare dei sacchetti di sabbia e portarli in spalla in discesa per poi riportarli su in salita. Inizialmente sembra piuttosto facile tanto più che il sacchetto prende comodamente la forma della spalla; peccato che il percorso da fare sia ben più lungo del previsto e dopo un po' comincio a passarlo da una spalla all'altra per riposarmi fino ad arrivare a meditare una sosta per riposarmi. Stringendo i denti riesco a portarlo a destinazione e, per quanto stanco, la corsa senza quel peso sembra adesso leggera e riposante...
Dopo questa prova ci attende l'ultima parte del circuito che so già ospitare alcuni tra gli ostacoli più faticosi di tutto il percorso per cui raduno le forze e mi preparo psicologicamente agli inevitabili burpees... la prima serie mi attende su una parete inclinata da percorrere lateralmente con l'ausilio delle sole braccia: arrivo circa a metà per poi lasciare la presa sfinito... la seconda, come l'anno scorso, so già che mi aspetterà al temutissimo Monkey Bars: anche quest'anno c'è una difficoltà aggiuntiva legata alla necessità di alternare diverse prese. Mi metto in fila come gli altri partecipanti attendendo il mio turno di finire nella sottostante pozza di fango e quando arriva mi esibisco in un clamoroso epic fail: canno subito la prima sbarra e quindi mi sbilancio all'indietro cadendo praticamente di schiena anziché diritto! Poco male: l'acqua attutisce la mia rovinosa caduta ed esco fuori zuppo ma indenne... peccato che quando esco dall'acqua non ho più la mia action cam sulla testa! Nella caduta si è sfilata ed è miseramente affondata nella pozza di fango... cerco di tastare il fondo con le mani ma niente per cui esco e mi rivolgo al personale presente spiegando l'accaduto! Mi invitano a riprovare a cercarla e così faccio ma i miei tentativi sono vani per cui concordiamo che lascerò il mio numero ai volontari per farmela rendere una volta che l'avranno svuotata (come testimonia il link al video in questa pagina riuscirò poi a "ripescarla" ancora funzionante l'indomani con l'ausilio di un rastrello attaccato ad un'improvvisata prolunga...).
Continuo quindi la parte finale senza la mia cam: anche se un po' amareggiato decido di non rovinarmi la gara per questo incidente e quindi continuo verso il prossimo ostacolo; nell'ordine quindi dopo aver strisciato nel fango sotto il filo spinato, scavalcato il ponte di corde immortalato nella galleria ed oltrepassato un piccolo muro di legno dentro una pozza (chi lo vede per la prima volta pensa sempre che sia da scavalcare ma in realtà ci si deve passare sotto immergendosi completamente nel fango) mi trovo di fronte all'arrivo.
Appena siamo tutti radunati dopo l'ultimo ostacolo partiamo insieme per scavalcare i carboni ardenti che ci dividono dalla finish line e la oltrepassiamo ricevendo come premio l'agognata medaglia da finisher!
Ci rifocilliamo subito con la banana e la bottiglietta d'acqua fornita dall'organizzazione, ci facciamo immortalare dalla fotografa dell'organizzazione per la foto di rito al termine della gara, consegniamo il chip per il timing ritirando la maglia della gara e poi ci diamo una ripulita alla bene e meglio sfruttando le "docce" (in realtà una serie di tubi dell'acqua a cielo aperto) fornite dall'organizzazione.
Dopo circa 3 ore e 10 la nostra Spartan Race è finita: è stata più dura del previsto (soprattutto per me che avevo il termine di paragone dell'anno precedente) ma è stata comunque un'altra bella esperienza!
Arrivederci al prossimo anno Spartani! Aroooo!