Come districarsi tra le astruse sigle che caratterizzano il lunguaggio del mondo del running

Il gergo del runner

Anche la corsa ha il suo slang e per districarsi tra alcune sigle è necessario un mini dizionario: per i neofiti alcune diciture appariranno astruse ma forse anche qualche esperto di lunga data necessita di qualche aggiornamento sul gergo che circonda il mondo moderno della corsa.

Ecco un excursus su alcune dicitutre e alcuni acronimi tipici del running.

Se manca qualcosa non esitate a segnalarlo nei commenti!

PB (Personal Best)

Una volta scoperto che l'acronimo PB nasconde la dicitura Personal Best diventa più facile capirne il significato: si tratta semplicemente del nostro tempo migliore ovvero quella sequenza di numeri che cristalizza la nostra miglior prestazione di sempre! In che distanza? Questo dipende solo da noi ma ogni maratoneta ha impressi nella mente almeno 3 tempi diversi: quello relativo ai 10 chilometri (la distanza breve per eccellennza, quella da cui abbiamo comininciato tutti in gara o in allenamento), quello relativo ai 21 km (o Mezza Maratona, per molti il vero spartiacque tra la corsa amatoriale e quella più agonistica) e infine quello dei 42 km (la distanza regina della corsa, l'obiettivo finale di ogni corridore agonista).

Il PB non è solo un numero ma spesso anche una vera spada di Damocle per chi, dedicando anima e corpo alla corsa, cerca sempre e comunque di migliorare le sue prestazioni per rosicchiare qualche secondo alle sue migliori prestazioni di sempre; per questo, forse, sarebbe bene cominciare a pensare al proprio Personal Best come alla propria corsa più bella anziché a quella più veloce... per questo però rimandiamo a chi ha già affrontato prima di noi questa questione...

BPM/FC/FC Max

BPM (Battiti Per Minuto) e  FC (Frequenza Cardiaca) fanno riferimento allo stesso dato ovvero al numero di battiti cardiaci registrati in un minuto, generalmente a riposo; per chi pratica sport di resistenza, come la corsa, questo valore è generalmente piuttosto basso tanto che moltissimi corridori, anche amatoriali, hanno valori che li fanno rientrare nella bradicardia, ovvero un un numero di battiti inferiore ai 60 bpm.

Quando si comincia a calcolare il valore durante la corsa (o lo sport in generale) ecco che entra in ballo la FC Max ovvero il valore massimo di frequenza raggiungibile da un cuore sotto sforzo; per approfondimenti su questo tema si rimanda a questo link.

In questa sede si precisa solo che la FC Max può essere dedotta in maniera teorica dalla formula di Cooper come 220 – età (per un podista di 40 anni quindi la FC Max di riferimento è di 200 - 40 = 180 bpm).

Vo2Max

Strettamente correlato al valore di FC Max è quello relativo alla Vo2 Max ovvero il massimo volume di ossigeno consumato per minuto: si tratta in pratica della "misura della massima intensità di esercizio che un soggetto può tollerare per periodi di tempo abbastanza lunghi" (Cerretelli e Prampero, 1987).

Va subito precisato che il valore della Vo2 max è una caratteristica genetica ma che con l'allenamento il suo valore può essere incrementato dal 10% al 25%; in ogni caso la sua misurazione richiede attrezzature specifiche usate da personale specializzato. Esistono però delle metodologie di calcolo indirette che sfruttano la correlazione tra Vo2max e FCmax; anche in questo caso, vista la complessità del tema, rimandiamo a link più specifici.

Andatura

Si tratta di un concetto molto semplice per un runner ma forse non altrettanto per chi è al d fuori del mondo della corsa; ogni gara, allenamento o uscita del corridore è contraddistinta dal valore della velocità media tenuta e l'andatura (tipicamente espressa in minuti/km) è proprio ciò che la esprime.

Per farla breve è la misurazione della velocità media tenuta durante la corsa, velocità che per un auto si esprime generalmente in km/ora (km percorsi nell'arco di 1 ora di tempo) ma che per un corridore si è soliti esprimere in minuti/km (minuti impiegati per coprire la distanza di 1 km).

Lento lungo/Lunghissimo

Se state preparando una maratona avrete sicuramente in programma un allenamento di questo tipo ovvero una sessione di corsa su una distanza lunga ( dai 30 km in su) con un'andatura lenta (tipicamente a "ritmo maratona", ovvero alla velocità con cui si intende condurre poi la gara di 42 km).

Per la maggior parte dei podisti è consigliabile eseguire questo tipo di allenamento almeno 1 volta prima di partecipare a una maratona e a distanza di almeno 20 giorni dalla maratona stessa (in genere è consigliabile fare passare almeno 1 mese per andare poi a scalare la distanza nelle settimane successive fino allo "scarico" totale nei 7 giorni precedenti la gara).

Pacemaker/Pacer

Quando si passa dalle gare su distanze brevi (10-15 km) a gare più impegnative (dalla mezza maratona in su) ecco che si cominciano a vedere in mezzo al gruppo dei partecipanti dei corridori con la scritta "Pacer" sulla maglia e dei palloncini colorati attaccati alle spalle: sono i Pacemaker, tipicamente dei corridori con molta esperienza sulla distanza, che hanno il compito di condurre al traguardo entro un tempo prestabilito quanti riusciranno a seguirli fino alla fine della gara. Il tempo è sempre chiaramente indicato sui palloncini e la loro missione è altrettanto chiara e semplice: garantire ai corridori meno esperti di fare una gara ad un'andatura che gli garantirà di chiudere entro un certo tempo.

Fartlek

Fartlek è una parola di oridine svedese che significa letteralmente "gioco di velocità": è una tipologia di allenamento che combina prestazioni di diversa durata e intensità; le sessioni ad alta intensità dovrebbero prevedere uno sforzo tale da far lavorare l'atleta tra il 60% e l'80% della sua massima frequenza cardiaca. In ogni caso il Fartlek è un allenamento molto libero che racchiude al suo interno diverse metodologie anche molto diverse tra loro: alla base c'è sempre e comunque l'alternanza tra tratti di corsa condotti a velocità differenti.

Neutro/Supinatore/Pronatore

Nella scelta della scarpa da corsa perfetta bisognerebbe sempre avere ben chiario innanzitutto il proprio stile di corsa, che può essere distinto in 3 diverse categorie a seconda del tipo di appoggio: un supinatore tende a concentrare l'appoggio sulla parte esterna del piede, esattamente al contrario di un pronatore che invece concentra l'appoggio sulla parte interna del piede. Chi ha un appoggio neutro logicamente distribuisce l'appoggio in maniera equlibrata senza concentrare il peso all'esterno o all'interno.

Per capire il proprio stile di appoggio può essere sufficiente osservare il consumo delle scarpe e vedere dove sono maggiormente logorate; molti negozi specializzati sono comunque attrezzati con tapis roulant e sensori atti a individuare l'appoggio di un corridore al fine di consigliare la scarpa giusta per il suo stile.

Drop

Sotto questa criptica parola si nasconde una semplice definizione che indica il differenziale (espresso in mm) di altezza fra tacco e punta della scarpa. La maggior parte delle scarpe da corsa in commercio ha un drop che va da pochi millimetri fino a 10 e anche più.

Natural Running/Corsa Naturale

Lo sforzo della moderne case costruttrici di scarpe da corsa si è sempre concentrato sulla ricerca della formula per la perfetta ammortizzazione; ciò nonostante negli ultimi tempi si è fatta sempre più piede una scuoa di pensiero orientata ad una corsa più naturale e quindi senza un uso eccessivo di supporti e sostegni.

Alla base di questa filosofia c'è la convinzione che l'uomo, e in particolare il suo piede, sono naturalmente concepiti per ottimizzare lo sforzo della corsa, e non c'è quindi nessun bisogno di una scarpa che aiuti a sostenere e/o migliorare questo movimento.

I fautori del Natural Running invitano quindi all'uso di scarpe con un drop minimo, fino allo zero assoluto, nonché alla corsa a piedi nudi.

Per chi volesse intraprendere un percorso alla scoperta di questa filosofia di corsa si invita alla lettura di libri specifici sull'argomento come quello di Nicholas Romanov, inventore del metodo Pose.


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